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Salvare Eva: la crisi climatica vista da un astronomo | Filippo Bonaventura

Guerra e Pace, uno dei più alti capolavori letterari di tutti i tempi. Alto in tutti i sensi, visto che ha 1400 pagine. Tolstoj impiegò sei anni per scriverlo; lo terminò nel 1869.

Tre anni dopo, dall’altra parte del mondo, in Nevada, una capsula del tempo venne collocata nella pietra angolare di questo edificio. Questo edificio. Una capsula del tempo, sì. Si tratta di contenitori, né più né meno, che vengono riempiti tipicamente con oggetti d’uso quotidiano e nascosti, protetti, in modo da essere poi riaperti in un’epoca lontana. È un modo per comunicare con il futuro.

Questa capsula del tempo venne riaperta nel 2019, quando l’edificio venne demolito. Dentro c’erano più di 40 oggetti: copie di giornali, dollari d’argento, un’armonica, un cavatappi…Insomma materiale vario che ha rivisto la luce dopo 147 anni.

E sempre in Nevada, nel 1996, a due passi dall’area 51, un’altra capsula del tempo venne seppellita dalla troupe del film Independence Day, da riesumare, questa volta, nel 2050.

Quanto manca al 2050? Tanto così. Questo sono io nel 1992; avevo 10 anni. Ecco, il 2050 dista da noi tanto quanto il 1992. Siamo esattamente a metà strada.

Per chi non c’era, lasciatevelo dire: il mondo del 1992 era abbastanza diverso da quello di oggi. Pensate che a casa io avevo una macchina da scrivere, ed era una cosa normale a quel tempo. Se qualcuno mi avesse detto: nel 2021 tutti avremo in tasca un computer miniaturizzato con schermo touch, identificazione biometrica e accesso praticamente illimitato all’intero scibile umano, l’avrei guardato come si guarda un pazzo. Eppure, eccoci qui.

All’epoca ero già un grande appassionato di astronomia, e anche in quel campo tante cose sono cambiate da allora. Il sistema solare per esempio, aveva nove pianeti e non otto, come oggi: Plutone non era ancora stato declassato a pianeta nano, avvenne nel 2006, e non era ancora mai stato visitato. Questa era l’immagine di Plutone più dettagliata che avevamo all’epoca; oggi è questa. Per dire. La fece la sonda New Horizons quando sorvolò Plutone nel 2015. Nel ’92 non avevamo ancora nemmeno scoperto la cometa Hale-Bopp, la più sensazionale a memoria d’uomo (e oltre). Anzi, non eravamo proprio nemmeno mai stati su una cometa; ci siamo arrivati nel 2014, quando la missione Rosetta fece atterrare un piccolo lander sulla superficie di questa cometa, la 67P/Churyumov-Gerasimenko. All’epoca inoltre non si conosceva nessun pianeta extra-solare in orbita attorno a stelle simili al sole; oggi invece ne contiamo più di 4300. E nessuno aveva mai visto foto di panorami marziani: perché non c’erano semplicemente, nessun rover era mai stato su Marte; il primo, Sojourner, sarebbe arrivato solo nel 1997. In questo momento, mentre vi sto parlando, su Marte ci sono ben 3 rover operativi, di cui uno cinese.

Se ci pensate, il ‘92 non è poi così distante: voglio dire, io me lo ricordo! Eppure il mondo è cambiato profondamente da allora. Ecco, immaginate quanto potrà cambiare ancora da qui al 2050. I bambini che oggi hanno 10 anni avranno l’età che ho io adesso, saranno adulti, mentre io sarò un signore anziano di quasi 70 anni (e forse qualche capello in meno di adesso).

***

Ma non parliamo di questo signore anziano. Parliamo piuttosto di lei. Questa è Eva. O meglio, sarà Eva. Nascerà nel 2050, da qualche parte nel mondo. Come sarà il mondo di Eva? Cosa la aspetterà?

Difficile dirlo, sicuramente moltissime cose meravigliose che ai nostro occhi appaiono del tutto fantascientifiche. Ma non tutto sembrerà meraviglioso ai suoi occhi. Sono molte le sfide che incombono su di lei, e la più grande è senza dubbio la crisi climatica dovuta al riscaldamento globale.

È una crisi già cominciata, è gia in corso. Le nostre attività (produzione di energia, allevamenti, agricoltura, gestione dei rifiuti e così via) emettono nell’atmosfera grandi quantità di gas serra, principalmente anidride carbonica e metano. Parliamo di decine di miliardi di tonnellate emesse ogni anno; si chiamano “gas serra” perché aiutano l’atmosfera terrestre a trattenere il calore del sole, proprio come una grande serra. Come conseguenza, la Terra si scalda.

Bene, dall’inizio dell’epoca industriale, cioè circa un secolo e mezzo fa, i livelli di anidride carbonica in atmosfera hanno raggiunto valori che qui sulla terra non si vedevano da ALMENO 2 milioni di anni, sono saliti di oltre il 50%. È tutto questo in solo un secolo e mezzo. Questo è il risultato: dietro di me potete vedere come il pianeta si è scaldato dal 1880 a oggi. Vi basti sapere che le nostre emissioni di gas serra hanno fatto aumentare la temperatura media del pianeta di 1,1 °C rispetto all’epoca pre-industriale. 1,1°C magari non vi sembra molto, ma pensate a che effetto farebbe lo stesso aumento di temperatura sul vostro corpo: stareste male, cerchereste un medico perché avreste la febbre. Ecco, il pianeta oggi ha la febbre. Noi l’abbiamo provocata, noi la stiamo facendo salire.

Ora, è vero che il clima della Terra è cambiato molte volte in passato, non è certo questa la prima volta. Ma questa volta è diverso, perché è la prima volta che la colpa è nostra. Ad agosto 2021 è uscito l’ultimo report dell’IPCC, l’organismo delle Nazioni Unite che valuta tutta la produzione scientifica mondiale sui cambiamenti climatici (sono più di 14mila articoli scientifici). Se si parla di clima, è questo il documento di riferimento. E questo documento esordisce così: «È INEQUIVOCABILE che l’influenza umana ha scaldato l’atmosfera, gli oceani e le terre emerse. INEQUIVOCABILE. Com’è che ne siamo così certi? Per questo motivo. Questo grafico ci dice che tutti i nostri modelli climatici, che ormai sono molto buoni e accurati, riescono a riprodurre, cioè a spiegare, l’aumento di temperatura media del pianeta che osserviamo (cioè la linea blu), soltanto se nei nostri modelli inseriamo anche le emissioni umane di gas serra (cioè la linea arancione). Se invece non inseriamo le nostre emissioni, non riusciamo minimamente a spiegare l’aumento di temperatura, la linea piatta grigia. Questo significa che le nostre emissioni di gas serra sono di gran lunga il motore principale del riscaldamento globale attualmente in corso. In altre parole, la responsabilità di questa crisi è nostra.

Il termometro mondiale segna già a +1,1 °C rispetto all’epoca preindustrale. Secondo l’IPCC la soglia di sicurezza si trova a +1,5 °C. Oltre questo limite, le conseguenze purtroppo diventeranno drammatiche. E non manca molto a +1.5°C, indovinate un po’ dove saremo nel 2050 se non si farà nulla? Ve lo dico io, saremo a +2 °C. Significa catastrofe. E non solo: sempre secondo l’IPCC, il 2050, l’anno di nascita di Eva, sarà anche l’anno di non ritorno. Se l’umanità non azzererà completamente le emissioni globali di gas serra entro quella data, il superamento della soglia di +1,5 °C sarà inevitabile.

È questo il mondo che vogliamo lasciare alla piccola Eva? Non credo proprio, eppure l’orologio ticchetta e il 2050 si fa sempre più vicino.

Secondo un report della Banca Mondiale, il 2050 potrà vedere fino a 140 milioni di profughi climatici. Ripeto: cento-quaranta-milioni. Tutte persone in fuga da siccità, desertificazione, o magari colpite da inondazioni, uragani, incendi e altri eventi che all’epoca non chiameremo nemmeno più estremi, perché saranno la norma.

A +2 °C, cioè dove saremo nel 2050 se non faremo nulla, intere nazioni insulari, come le Maldive, rischieranno di scomparire completamente per via dell’innalzamento del livello dei mari. Alle Maldive hanno già cominciato a pompare sabbia dal fondale marino, per recuperare almeno in parte le terre emerse che il mare sta pian piano togliendo ai suoi abitanti. Ma se pensate che questo sia un problema di qualcun altro che abita lontano, be’, guardate qui. Questa è l’Italia, non è una qualche remota isola in mezzo all’Oceano; l’area che vedete colorata in rosso è a rischio di inondazioni continue nel 2050 se non faremo nulla. INONDAZIONI CONTINUE. Per caso conoscete qualcuno che abita da quelle parti? Io sì. In uno di quei puntini rossi io sono nato, sono cresciuto. Lì ho la mia famiglia, i miei ricordi, ho amici, persone care.

Se pensate che il riscaldamento globale sia un problema di qualcun altro, sappiate che già OGGI il 21% del territorio italiano è a rischio desertificazione: il 21%. Eva potrebbe essere vostra figlia, potrebbe essere vostra nipote, costretta magari a emigrare nel nord dell’Europa solo per poter vivere dignitosamente. È questo che vogliamo per lei? La crisi climatica è probabilmente una delle maggiori sfide che l’umanità abbia mai dovuto affrontare nella sua storia. Possiamo ancora farcela, non è troppo tardi, siamo ancora in tempo, ma dobbiamo agire immediatamente. Desertificazione, aumento del livello dei mari, aumento dei fenomeni metereologici estremi sono già una realtà, sono già cose che si leggono nei titoli dei giornali, non possiamo più ignorarlo. Siamo già in emergenza.

***

Io purtroppo non ho soluzioni da darvi, come del resto non le ha nessuno in questo momento, tantomeno i divulgatori. Non chiediamo soluzioni a chi ci sta raccontando il problema, esigiamole invece dalla politica, facciamo capire alla sfera della politica che tutti noi pretendiamo azioni immediate, ora. Io dal canto mio riporto quello che dicono i climatologi, ma non sono un climatologo, sono soltanto un astrofisico. Allora vi chiederete, perché vi sto parlando di tutto questo? Vi parlo di tutto questo perché sono convinto che l’astronomia ci aiuterà a salvare Eva.

Sicuramente l’aiuto è anche pratico. Pensate solamente ai satelliti in orbita attorno alla terra che monitorano i parametri del nostro pianeta. Senza di questi non sapremmo misurare con precisione l’entità della crisi climatica, probabilmente non ci renderemmo nemmeno del tutto conto della situazione in cui ci troviamo. L’aiuto che ci dà l’astronomia in questo campo è fondamentale. Ma diciamo che è un aiuto che l’astronomia dà soltanto agli addetti ai lavori, attraverso la tecnologia. Ma c’è un aiuto, forse ancora più importante che l’astronomia può dare a ciascuno di noi, già ora, ed è il fatto che riesce a mettere il problema nella giusta prospettiva.

Vedete, noi esseri umani siamo in grado di mettere in atto reazioni automatiche al pericolo quando lo percepiamo come imminente nel tempo e prossimo nello spazio, nella nostra scala di individui. Ma la crisi climatica agisce su scale sia SPAZIALI, sia TEMPORALI molto più grandi di queste. Troppo grandi per innescare nel nostro cervello tutte quelle reazioni che invece sarebbero utili in questo momento per contrastare il pericolo. La crisi climatica è imminente sì, è prossima sì, ma non nella nostra scala individuale, nella scala di noi come specie, come collettività, come umanità, e questo poi ha un enorme impatto su di noi come individui. È questo che dobbiamo capire. Per affrontare la crisi climatica dobbiamo percepirla come una minaccia personale, e per percepirla in questo modo il trucco è ridimensionare le scale su cui agisce, facendocele sembrare più piccole. E questa è una cosa che l’astronomia sa fare benissimo.

Perché non c’è niente come vederci dall’alto per farci capire quanto la nostra prospettiva individuale sia miope. Guardate questa foto, si chiama Earthrise. Fu scattata dagli astronauti della missione Apollo8, della NASA, nel 1968. Uno di questi astronauti, Bill Anders, disse poi una frase che personalmente trovo molto illuminante, e la frase è questa: «Siamo venuti fin qui per esplorare la Luna, ma la cosa più importante che abbiamo scoperto è la Terra». Si dice che questa immagine abbia contribuito più di ogni altra a dare il via ai grandi movimenti ambientalisti, perché ha reso l’umanità improvvisamente consapevole di quanto sia fragile la sua casa nel cosmo, la Terra. Ecco, è questo l’effetto che l’astronomia può fare su tutti noi. L’astronomia ci aiuta a salvarci.

Pensate all’aumento dei livelli dei mari, di cui vi parlavo poco fa. Magari questo per noi non è un problema, ma lo è per chi deve lottare ogni giorno con il mare e per chi dal mare e dai suoi capricci dipende in tutto e per tutto per la propria sopravvivenza. Certo, noi possiamo pensare che i problemi di questo pescatore non abbiano a che fare con i nostri, lui ha i suoi, noi ne abbiamo altri. Ma guardate questa immagine: lo vedete quel piccolo puntino laggiù in fondo? quel puntino è la Terra vista dalla sonda Voyager 1 nel 1990 da una distanza di 6 miliardi di km. Moltissimo per noi, ma un’inezia da un punto di vista astronomico. Guardate questa immagine e ditemi, pensate che il destino di quel pescatore sia slegato dal nostro? Oppure vi rendete conto che ci troviamo tutti sulla stessa barca?

Questo per quanto riguarda le scale spaziali, poi ci sono quelle temporali. Perché il riscaldamento globale non si vede dalla temperatura che c’è oggi fuori dalla finestra, ma da medie di temperature in periodi di almeno 30 anni, che guarda caso è giusto il tempo che manca da qui al 2050. Ora, trent’anni possono sembrare molti, ma…

Ve lo ricordate Guerra e Pace? 1400 pagine? Ecco, se tutta la storia dell’universo, 14 miliardi di anni, occupasse per intero questo libro, ogni pagina del libro corrisponderebbe a 10 milioni di anni di storia. Significa che in questo libro la Terra è nata 450 pagine fa. I dinosauri estinti non più di 6 pagine e mezza fa. E noi esseri umani? Beh, se questa è tutta la storia dell’universo, questa, QUESTA, è l’intera storia umana. Sta tutta nell’ultima riga del libro. E nel punto che chiude l’ultima frase, in quel piccolo punto, c’è tutto il tempo passato dall’inizio dell’epoca industriale, cioè tutto il tempo che abbiamo impiegato per arrivare a questa crisi. E c’è anche tutto il tempo che manca da qui al 2050, cioè la nascita di Eva. Eva è già in questo punto.

La crisi climatica è globale, e per risolverla dobbiamo ragionare in modo globale, come specie. Ed è questo l’aiuto più grande che ci può dare l’astronomia, ci fa vedere come un tutt’uno, nello spazio e nel tempo.

Eva si trova nello stesso minuscolo puntino azzurro in cui ci troviamo anche noi. Si trova nello stesso minuscolo punto del grande libro in cui ci troviamo anche noi. Eva non è ancora nata, ma nascerà, e vivrà nel mondo che noi sceglieremo di consegnarle. La sua vita dipenderà anche da scelte che noi possiamo fare oggi.

Che cosa scegliamo, vogliamo salvarla?

Grazie.